giovedì 28 aprile 2011

COME FARSI VENIRE LA "FACCIA TOSTA": appendice 2

un titolo per questi altri appunti non ce l'ho, però vediamo se si può tirar fuori qualcosa.
dunque, finora abbiamo trattato delle regole base, del chiedere e dell'autoinvito. ma per dare una visione globale dell'argomento, ritengo sia fondamentale farvi notare che non è tutto-rose-e-fiori come io entusiasticamente non ho fatto altro che trasudare dalle righe dei post precedenti.
dovete sapere che, grazie al mio tatto non proprio diplomatico (non vi ho detto che sono un caterpillar?), alla capacità scarsissimamente sviluppata del capire al volo le situazioni, alla fondamentale insicurezza di base che mi porta ad approfondire ogni cosa per essere proprio sicura di aver capito bene, ho collezionato non solo figuracce ma anche ferite (che fanno ancora più male perchè praticamente autoinferte...).
vi dicevo che bisogna essere pronti anche a sentirsi dire di no, e con "no", intendo l'ampia categoria dei "non volevo" con tutte le declinazioni di tempo verbale note e meno note.
siccome non sono molto capace di astrarre, espongo per esempi e lascio a voi il compito di trarre le conclusioni.
mettetevi comode.
indietro anni fa, all'alba dei miei 14 anni, ho conosciuto un ragazzo che poi ho ferito. ridicolo tirarsi dietro una cosa vecchia così, forse sono troppo sensibile, non so, ma io ho sempre vivo il ricordo dei suoi occhi quando ho detto la fatidica frase e me ne sono andata. niente di romantico, state tranquille, solo che si è trattato di uno di quei momenti realmente autentici che - almeno a me - ti segnano. e con l'Altrametàdelcielo, allora? certo, anche con lui ci sono stati seri momenti di "nonvoglio-nonvolevo-nonavreivoluto-no..." ma, ed è la cosa bella, non finiscono lì, sono come dei gradini di una scala che si superano, sono capitoli chiusi, studiati e imparati, basi nuove per andare avanti. quella prima volta invece no, ho solo girato una pagina senza aspettare di arrivare in fondo a quel che c'era scritto. ed è stata la prima volta che mi sono accorta di avere una lingua più lunga della mia altezza e che il collegamento con il cervello va sempre prima verificato, perchè spesso la spina è staccata...
una volta, sguainato il mio magnifico sorriso per farmi invitare mi è stato risposto di no, in modo non proprio simpatico. ho apprezzato che non mi abbiano detto "un'altra volta", perchè la faccia da ho-succhiato-un-limone-acidissimo li avrebbe traditi, ma fattosta che da allora mai più ho osato prendermi certe confidenze con loro ("loro" sono un'appendice familiare) e i rapporti, già tiepidini, si sono raffreddati di più. parenti serpenti, si dice, però è difficile farsene una ragione...

poi ci sono quei momenti in cui bisognerebbe tirar fuori la lingua, aprire il libro e far scendere liberamente le cataratte: raro che io sia così tempista... così mi ritrovo a lamentarmi con me stessa perchè non ho colto l'occasione che mi veniva data così, su un piatto d'argento. qui direi che ci sta l'ampia gamma delle situazioni lavorative, dove magari, se avessi osato di più, qualcosa di meglio per me avrei ricavato.

che dire?
non si può vivere di rimpianti, e la vita è adesso, come diceva baglioni, per cui fatta la figura, incassato lo scorno, riempito un altro po' il bidone delle cose che vorremmo buttare via ma non si può, si guarda avanti e si cerca di fare tesoro dell'esperienza passata.

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